Di questi tempi si parla molto (e purtroppo male) dell’Italia. Si mettono in evidenza le nostre carenze, la recessione ancora forte e, soprattutto, l’instabilità politica che rende incerto il nostro futuro. Tutto vero, purtroppo. Ma è anche vero che l’Italia è uno dei paesi a maggiore vocazione manifatturiera e che le esportazioni italiane continuano a tenere sui mercati internazionali, nonostante un euro forte. Ne è un esempio la crescita delle esportazioni italiane verso il Giappone: + 32% dal marzo 2012 al marzo 2013 e +21% nei primi tre mesi dell’anno. E questo risultato è stato ottenuto malgrado una svalutazione dello yen del 15% circa nello stesso periodo.
D’altro canto, basta guardare ai bilanci delle imprese di marca italiane che fatturano soprattutto all’estero per costatare che si tratta di aziende in buona salute, con fatturati e margini che crescono. La forza del Made In Italy deriva prevalentemente dalla qualità delle produzioni che riescono per tale via a compensare costi di produzione elevati rispetto ai paesi emergenti. Questa maggiore qualità è un salto che le imprese italiane hanno fatto nel corso degli ultimi 15 anni, per adeguarsi alle esigenze di mercato.
Le industrie italiane si stanno specializzando in prodotti distintivi (di marca) e in prodotti fatti “su misura” per i clienti. In entrambi i casi, le imprese perseguono l’obiettivo di essere distinte dalla massa delle produzioni. E questo avviene non solo nei settori classici del Made In Italy, come la moda, l’arredamento o il cibo. Questa tendenza è forte nella meccanica, nelle macchine utensili, nei prodotti di fonderia, nelle componenti che rappresentano spesso l’elemento tecnologicamente avanzato di prodotti di massa.
Se le esportazioni mantengono un buon ritmo di crescita, è invece il mercato interno che è debole. Ma questa è (anche) l’altra faccia di una medaglia positiva: il risanamento fiscale che ci ha portati ad azzerare il disavanzo pubblico strutturale e ad avviare così la riduzione del debito pubblico. È l’impegno che abbiamo preso con l’Europa e che il governo di Mario Monti ha perseguito. Di fatto l’Italia è il paese che più ha contenuto il disavanzo pubblico. Abbiamo pagato un prezzo elevato al risanamento finanziario del paese, ma almeno bisogna riconoscere i risultati conseguiti.
Ma è indubbio come, in questa situazione, sia necessario che le imprese italiane guardino sempre più ai mercati esteri per poter crescere. Ciò che sta avvenendo anche attraverso localizzazioni stabili nei mercati lontani. D’altra parte per competere con prodotti di alta gamma e spesso fatti su misura, bisogna avere contatti continui e ravvicinati con la clientela. E questo spinge sempre di più le nostre imprese a essere multiculturali, per poter capire e servire meglio questi mercati. È questa una nuova sfida per le imprese italiane che stanno assumendo personale di cultura multipla per meglio comprendere e affrontare i nuovi mercati emergenti. Sono anche nate imprese per la ricerca di personale qualificato con doppia nazionalità: Bonboard è un’impresa che forma le imprese e ricerca personale multiculturale proprio per le esigenze di un mercato che sempre più è e sarà globale.