Per il nostro Paese esportare è essenziale. Senza la crescita dell’export la recessione avrebbe assunto dimensioni più ampie, la ripresa apparirebbe più lontana.
Investire nell’export vuol dire investire nella competitività del Paese. Le imprese esportatrici presentano una produttività pari al doppio di quella delle imprese focalizzate sul solo mercato nazionale.
Un primo problema: la piccola dimensione delle imprese italiane in un mercato globale.
Bisogna favorire lo sviluppo di tutte quelle forme di aggregazione che possano agevolare i produttori nazionali nella competizione globale, con un’attenzione particolare alle reti di impresa.
Un secondo aspetto da affrontare è quello di garantire alle imprese le risorse finanziarie per conquistare mercati spesso lontani. Oltre ai normali strumenti, è opportuno che il nostro Paese si doti di un’entità creditizia di matrice pubblica il cui fine sociale sia il sostegno allo sviluppo dell’internazionalizzazione e delle esportazioni delle imprese.
È necessario, inoltre, riorganizzare il sistema fiscale, orientandolo verso un maggiore sostegno all’export. Una svalutazione fiscale, che riduca il peso del costo del lavoro, accrescerebbe la capacità delle imprese italiane di competere sui mercati internazionali.
Diffondere la conoscenza del made in Italy diviene una priorità. Ricercare una sinergia tra turismo e esportazioni è un’opportunità per far conoscere ai consumatori mondiali, oltre le ricchezze artistiche del nostro Paese, quelle manifatturiere.