Miami Scientific Italian Community<\/a>, \u00e8 un\u2019organizzazione non-profit di diritto americano costituita da ricercatori italiani, enti di ricerca privati e pubblici patrocinata\u00a0dal\u00a0Consolato Generale di Miami, con lo scopo istituzionale di promuovere lo sviluppo di rapporti coesivi ed una rete stabile di collegamento tra il modo universitario e quello industriale favorendo il trasferimento di tecnologie innovative tra l\u2019Italia e la Florida\/USA. Uno degli obiettivi della MiamiSIC \u00e8 di agevolare la creazione di network informativi istituzionali Italia-USA su temi ed opportunit\u00e0 offerti dai rispettivi mercati, intercettare e condividere nuovi modelli di business e strategie innovative (know-how e servizi innovativi) e generare processi di outgoing ed incoming presidiando stabilmente il territorio USA. La MiamiSIC vuole promuovere collaborazioni tra ricercatori e imprenditori, facilitando lo sviluppo di progetti congiunti a livello locale, regionale ed internazionale, assistendo nelle attivit\u00e0 di internazionalizzazione e nelle fasi di programmazione ed implementazione delle attivit\u00e0 di ricerca, tutelando gli interessi dei membri e promuovendo le relazioni tra professionisti nelle varie discipline per catalizzare l\u2019integrazione di competenze e tecnologie che possano generare nuove sinergie con ripercussioni nel settore produttivo ed economico. Il progetto della MiamiSIC \u00e8 nato in un contesto molto favorevole nello Stato della Florida, sede di una comunit\u00e0 in continua crescita rappresentata da ricercatori ed imprese.<\/p>\nLe pongo una domanda diretta. Cosa dovrebbe fare il nostro Paese per i giovani ricercatori italiani?<\/strong>
\nSecondo me dovrebbe innanzitutto credere di pi\u00f9 nella cultura. Mi ha molto colpito che andando a parlare in un universit\u00e0, la FIU di Miami un ricercatore mi disse Roma e l\u2019Italia non si raccontano in una settimana. Identit\u00e0 e Cultura. Se diamo per certo e io lo darei questa riflessione direi che abbiamo bisogno di investire di pi\u00f9 nella qualit\u00e0 di cultura di chi ci circonda. Questo purtroppo \u00e8 il ritratto dell\u2019Italia, perch\u00e9 non possiamo sempre prendercela con l\u2019uomo al comando, direi che il Paese investe molto poco in quello che \u00e8 l\u2019avanzamento e l\u2019innovazione della conoscenza e la qualit\u00e0 dei contenuti che stanno dentro la comunicazione a tutti i livelli.<\/p>\nProblema culturale?<\/strong>
\nIo direi che dobbiamo cominciare a dire a cosa serve la ricerca, non serve soltanto al prodotto interno lordo, non serve soltanto a trovare lavoro ai ricercatori, proviamo a rivoltare il discorso a che cosa ci servono i ricercatori a cosa ci serva la ricerca. Il nostro art. 9 della costituzione dice che l\u2019Italia promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca, cultura e ricerca sono fondamentalmente unite.\u00a0L\u2019Italia spende troppo poco in ricerca, in media sotto gli altri partner Europei, per darle un solo dato\u00a0contribuiamo con circa 900 milioni alla ricerca europea e riusciamo a \u201cportare a casa\u201d bandi solo per 600 milioni e questo perch\u00e9 siamo\u00a0un paese che ha coltivato poco l\u2019attitudine alla ricerca.<\/p>\nLa Ricerca \u00e8 un investimento fondamentale?<\/strong>
\nIl ricercatore bravo attira su di se soldi, se poi questi vanno a finire in altri contesti avremmo anche un problema economico, di PIL. Quindi \u00e8 una risorsa economica e non solo intellettuale. \u00c8 fondamentale che ci sia un tessuto di ricerca diffuso e continuo che riesca poi ad intercettare i grandi picchi della ricerca e questo \u00e8 quello che ci manca e credo che non si risolva con provvedimenti una tantum, bisogna aumentare in modo strutturale i fondi. In una sola battuta riconoscere il loro lavoro e valorizzare la loro ricerca come patrimonio tangibile.<\/p>\nCome si comportano le imprese?<\/strong>
\nLa carenza di fondi riduce fortemente la circolazione del \u201csapere\u201d tecnologico tra universit\u00e0 ed impresa, limitando il trasferimento delle conoscenze solo a quei progetti con un\u2019immediata ricaduta commerciale e a quelle realt\u00e0 imprenditoriali economicamente pi\u00f9 forti ed in grado di sostenere i costi di servizi innovativi. Il risultato di questo mancato collegamento \u00e8 che molte aziende tendono a cercare all\u2019estero le innovazioni tecnologiche di cui necessitano ma al cui sviluppo non partecipano assumendo sempre pi\u00f9 il ruolo di \u201cfollower\u201d e sempre meno quello di \u201cleader\u201d.<\/p>\nCosa si pu\u00f2 fare?<\/strong>
\nA questi ragazzi bisogna dire che il loro lavoro serve per creare un paese pi\u00f9 consapevole e pi\u00f9 civile. Mi ha molto colpito l\u2019immagine che abbiamo dall\u2019estero sembriamo un paese privo di futuro, privo di consapevolezza, \u00e8 un paese con il 47% di analfabeti funzionali. In questa situazione la ricerca ha una funzione civile fondamentale. Se noi vogliamo cambiare dobbiamo cominciare a pensare che tra ricerca e cultura c\u2019\u00e8 un rapporto forte. Comincerei a ragionare in questi termini, la ricerca serve a cambiare un paese, a cambiarlo nella sua identit\u00e0 a cambiarlo nella coesione sociale a creare un consenso diffuso che censuri qualsiasi pratica del passato. La ricerca ci serve per essere pi\u00f9 civili, pi\u00f9 moderni, pi\u00f9 capaci di dire a questi ragazzi rimanete in Italia, il tuo Paese ha bisogno di te.<\/p>\nOgni anno il Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale riunisce gli Addetti Scientifici in una conferenza alla quale partecipano i vertici del mondo della ricerca, dell\u2019universit\u00e0 e delle imprese innovative e start-up.\u00a0Una Relazione tra i principali attori del sistema Italia e la rete Diplomatica.
\n<\/strong>Partecipiamo molto volentieri e da anni a questo incontro e poniamo argomenti di riflessioni e alcuni suggerimenti condivisi con la nostra base. Per primo attenzione specifica ai principali hub economici USA attraverso personale specializzato. Per esempio, la Florida, quarta economia USA e terzo stato per popolazione, non ha un funzionario consolare con il ruolo di Responsabile Economico-Commerciale. Ovviamente pensare che per un paese vasto e complesso come gli Stati Uniti possa bastare l\u2019ufficio economico dell\u2019Ambasciata di Washington \u00e9 pura illusione. \u00c8 necessario organizzare una rete radicata sul territorio di professionisti capaci di intercettare le opportunit\u00e0 per le imprese e introdurle nel contesto politico-economico locale. Una rete che abbia almeno 1 persona di riferimento (che non pu\u00f2 essere il Console – gi\u00e0 impegnato su molte altre linee d\u2019intervento e spesso nuovo anche al contesto locale) per ognuna delle 7-8 citt\u00e0 pi\u00f9 importanti degli USA.\u00a0\u00c8 necessario forte radicamento locale e un network consolidato, attingere a professionalit\u00e0 locali (possibilmente con cittadinanza italiana ma residenti da almeno 5-10 anni nel territorio) , non a funzionari che girano ogni 4 anni. Ovvero devono essere individuate ed assunte figure, provenienti anche dal mondo delle imprese, che abbiano un\u2019esperienza specifica manageriale e che siano in grado di costruire e mantenere un patrimonio di contatti con organizzazioni, associazioni ed imprese locali da mettere al servizio delle aziende italiane che vogliano operare nel territorio in questione.<\/p>\nMeglio poche attivit\u00e0 ma utili e d\u2019impatto?<\/strong>
\nA volte si nota un iperattivismo di Consolati ed Ambasciate finalizzato esclusivamente ai report burocratici-amministrativi da presentare alla Farnesina. Si collezionano iniziative di scarso impatto al solo fine di arricchire il programma d\u2019attivit\u00e0 da presentare. Probabilmente passare da un sistema di valutazione quantitativo ad uno qualitativo aiuterebbe a calibrare meglio le iniziative territoriali. Piuttosto che impiegare risorse a compilare schede economico-commerciali, che molto spesso contengo informazioni di carattere macro-economico facilmente reperibili su Internet, o ad organizzare eventi autoreferenziali per la comunit\u00e0 italiana, si dovrebbero concentrare gli sforzi in attivit\u00e0 mirate di accompagnamento alle aziende. Ovvero le aziende che dimostrano di avere un business plan serio sul mercato estero potranno godere di un supporto diplomatico negli incontri con autorit\u00e0, associazioni d\u2019impresa ed organizzazioni locali per lo sviluppo economico. Il numero di aziende che sono state accompagnate in questo percorso dovrebbe rappresentare il metro di giudizio pi\u00f9 importante per il funzionario economico-commerciale. Per i Consolati non un semplice ruolo di coordinamento di facciata, ma un compito specifico tra le organizzazioni che fanno parte del Sistema Italia all\u2019estero.<\/p>\nI ruoli definiti sono nella realt\u00e0 fatti gi\u00e0 abbastanza facilmente individuabili:<\/p>\n
\n- ICE: Grandi fiere nazionali, missioni di sistema, iniziative strutturate con le associazioni di settore;<\/li>\n
- CCIE: Assistenza mirata a piccole imprese per export ed investimenti all\u2019estero, incoming di operatori esteri in Italia, eventi promozionali che coinvolgano i brand italiani gi\u00e0 presenti sul territorio, formazione e seminari in collaborazione con la rete dei liberi professionisti, studi legali ed altre realt\u00e0 di consulenza;<\/li>\n
- Rete Diplomatica: Assistenza a grandi imprese per appalti pubblici, investimenti rilevanti all\u2019estero, facilitazione contatti con organizzazioni ed associazioni d\u2019imprese locali.<\/li>\n
- Associazioni dei ricercatori italiani all\u2019estero, una rete stabile di collegamento tra il modo universitario e quello industriale favorendo il trasferimento di tecnologie innovative tra l\u2019Italia e il resto del mondo.<\/li>\n<\/ol>\n
Per le iniziative internazionali come la \u201cSettimana della Cucina Italiana nel Mondo\u201d o la \u201cGiornata Mondiale del Design Italiano\u201d hanno senso solo se sono adeguatamente pianificate e dispongono di risorse, altrimenti si tratta solo di una collezione di eventi slegati tra loro, lasciati alla buona volont\u00e0 delle strutture locali.<\/p>\n
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